125 gher, non possiamo comprendere il Belisario, quantunque ce lo rechi innanzi il Salvatori. La prim’ arte d’un impressario avrebbe ad esser quella d’adattare a’ suoi attori la parte. Certo, la Bortolotti è una gentile cantante, il Pancani un tenore perito, che s’ udì in qualche opera con diletto ; ma nè quella ha la potente azione dell’ Ungher, nè questi il petto di bronzo e nè pure il registro del Pasini, cui sì bene andava il personaggio eroico d’ Alamiro. Per questo, assai lieve impressione lasciava il famoso duetto : Sul campo della gloria, che anche, qual ne fosse la cagione, si stemperò in assai comoda larghezza, e minore fu ancora 1’ effetto della grand’ aria : Trema Bisanzio. Laonde, salvo gii applausi che seguirono la cavatina della Bortolotti, il pubblico non si mosse alquanto, se non alla scena del sogno, e al soave duetto : Dunque an-diam, dove il Salvatori le’ mostra di tutta la sua grande perizia e come cantante e come attore. Il Salvatori conosce sommamente l’arte delia scena, e nel canto non perde mai di ‘vista il carattere a lui affidato ; il suo porgere è nobile, drammatico, espressivo, ed ei rese con perfetta imitazione la breve scena