417 dita uscivano i più squisiti lavori che l’arte dell’ago mai immaginasse, tutti conoscendone i più riposti secreti ed i più nuovi trovati. Se nou che questa a lei parve troppo facile lode; ella iu sè sentiva la forza di misurarsi in più vasto e nobile arringo, anch’ella in seno accoglieva quella sacra favilla, che fece all’altro esclamare: Anch’io son pittore, nè fu la sentenza bugiarda; e prese a trattare i pennelli. Com’ella nel nuovo cimento riuscisse, diranno le molte tele, che a sè medesima artefice lasciava a decoro dello proprie pareti ; e più di tutto la tavola d’altare del suo privato oratorio di Montebelluna, in cui, rappresentando lo sposalizio di Nostra Donna, tolse, senz’averlo sott’occhio, a imitare il famoso dipinto di Raffaello, e ne ottenne si mirabil effetto, che 1’ I. R. Accademia delle Belle Arti la volle per quell’ opera ascritta fra’ suoi sozii d’onore. Avida d’istruzione e nudrita la mente delle migliori letture così della nostra che della francese letteratura, ella ne aveva colto quel fiore di cultura leggiadra, c’n’è il più bell’ornamento d’nna donna gentile, e in lei tanto più bello, che non ce faceva pompa veruna. Se ssuno era anzi di lei men vago di comparsa. IX v