396 miglior melodia nella nanna deUiambiui. Il Don Carlo non ebbe pur l’onore d’una seconda rappresentazione: bastò, e fu anche troppo, la prima;quantunque, per parte sua, il disgraziato impresario ci avesse posto tutto l’impegno, e l’avesse arredato con grati ricchezza e buon gusto, onde non potevasi non deplorare che tante cure e tanti dispendii fossero per una sola sera, e in un vano tentativo gettati, quando non era uopo dell’ ingegno di Piero d’ Abano, nò della scienza di Marcello, a prevederne l’effetto. Certi avvenimenti son veramente inesplicabili! Intanto si tornò a’ primi amori, e si passò la settimana nel solito trattenimento del Macbeth in compagnia delle sue streghe; finché sabato fecero luogo al detto Barbiere, che per verità fu il più singolar mostro che potesse uscire dal loro laveggio. Altro che barbiere di qualità! Ei non ne aveva nessuna, e non si sa nè meno come trovasse la porta della Fenice. Era peggio che un barbiere da contadini, tanto che il pubblico gli tagliò a mezzo il passo, che vuol dire che, dopo l’aria al cembalo della Lagrange, fu calata la tenda. Il Faresi cantò con molto brio l’aria famosa di sortita, e con quel brio che potè il duetto che la segue, ridot-