158 tacoli, che abbastanza si corse questo arringo di orrori, e la storia non ha solo esempii mostruosi e tremendi da presentare a edificazione dello spettatore; i poeti non odono e continuano a meditar delitti. Dio sa quanti per questo Carnoval ne preparano, senza che la giustizia, se non l’aiuta il buon senso del pubblico, ci possa porre riparo ! Se non avessimo al Cambiaggio altro obbligo, di questo avremmo almeno a ringraziarlo, eh’ e’ rifece per un istante la scena innocente, forse un tantino troppo innocente, ritornando ìli onore quell’opera buffa, che ne formava un giorno le più care delizie. Certo il Don Procopio non è un capolavoro ; come poesia non ha uè arte, uè stile, spesso non ha nè meno grammatica; pallida copia del famoso Ser Marcantonio ; la musica è un ceutone di tutti i motivi noti ed ignoti, un po’ troppo uniforme e romorosa ne’parlanti, ma allegra, festiva, vivace e» si ride. Il Cambiaggio ha vinto il puuto, dilettando. Ben è vero che ha gran parte nella buona riuscita dell’opera la sua bravura, e che difficilmente si troverebbe un altro Don Procopio a lui pari, così per la naturalezza, con cui sostiene quel ridicolo