•298 Oh Dio! sposarlo! Oh tuia vergogna estrema.' in dote al prode Jìecar il disonor se mai dovessi, Esecrare, fuggir saprà in btev'ora Chi sia la donna che cotanto adora. Il ver fia noto e in tuo dispregio estremo La pena avronmii che maggior si de. Se il giusto suo disdegno atlor Jia scemo, Piombi, gran Dio, la folgor tua su me. Dalle quali parole non potrebbesi quasi raccogliere, se non che il dolore leva talor di cervel- lo, e qui Elda appunto parla come iiupazzata. Nè moltiplicheremo le citazioni : la cosa non sarebbe gran fatto gradevole, tanto più che, ad ogni aprire di libro, il lettore può abbattersi in gioielli sì fatti. La Favorita, e il suo degno fratello il Conte Ory, segneran epoca ne’fasti del teatro melodrammatico: la poesia già degradata, avvilita, toccò in essi l’estremo confine dell’abbiezione: non si può scender più basso, ove i maestri, che col loro arbitrio tiranno usurparono tutte le sue ragioni, non le interdicano pur la parola, facendone udire le lor melodie per vocalizzi, il che sarebbe ancora men male, e non sortirebbe un effetto diverso. Ed or parlatemi di progresso! Da’drammi del Zeno e del Metastasio, dalla Nonna di Felice