'406 Della Hiftoria di Corfù. porto di Luogotenente Generale dell' armata ; e diuerit» iftanze furono fatte al Pontefice, che mandaife le galee, aufiliarie verfo Corfiì, per impedire a’barbari l'entrata, dell’Adriatico. Però gli aiuti di altre Potenze fempro fon tardi, e gli Ottomani velociifimi nell’operare hauea-no già prefo per aifalto, con la morte di quattro mila di loro, eia perdita di quattro galee, il Forte di S. T eodoro, porto fopra vno teoglio, circondato dal mare. E disporti à maggiori conquifte, bitteuano la Canea, qual cinterò con trecento vele per mare, e con cinquanta mila huo-mini per terra,oltre i guaftatori, fantaccini, ferui, e altri, che fi fparteroà predarei contorni, calcolandofi’l numero della gente sbarcata à centouenti mila perfone. Era, dentro della città icario il prefidio riipetto al giro delle-/ muraglie, ma fuppliua il valore del Conte Albano, e la, fede de’difenfori, che giorno,e notte aififteuano con iipe-ranza, che fra brieue celferebbero le molertie,pe’l iòccor-fo,che alpettauanoda Andrea Cornaro,Generale di tutte le militie del Regno, che fi adunauano à quefto fine. Ma/, mentre bifognaua da lontano afpettare le truppe, i Ttirchi replicarono il tettimo allalto, che, benche vigorola-menteiòftenuro, perfuafe a’pochi, ch'eran rimarti’n vita dentro lemura, à non aipettarel'ottauo, in cui mal fi farebbero difefi, e firebbe fucceflo, ò il facco con rouina de’ Paefani, ò la refa con meno vantaggiofeconditioni. Si trattò di conuenire, e di rendere la Canea, e il General Tureo, che conceife à gli aflèdiati tutto quello, che vollero, doppo due mefi, e tre giorni di aisedio, memorabile per la morte di venti milaaggrefsori, hebbe la Piazza a’ ventitei di Agofto con ertremo diipiacere de’Criftiani. Era