Z9 8 Della Hiftoria di Corfù l pe’l genio natio poco amoreuole alla noftra Republica^ , finié vna lettera fcritta da lui al Peiàro, e fatta da lui capi-tare nelle mani di Solimano. Conteneua ella, che il tempo di opprimere la potenza Turchefca era giunto con, l’vnione delle loro forze, alle quali non haurebbe potuto ¡’Ottomano refiftere ; e fimili concetti, che palefauan, l’intelligenza fra’ due Generali, Ceiireo, e Veneto. In-ucntione, che forti l’intento d’intricare la Republica prima nella diffidenza, poi nelle armi di Solimano, il quale, per la poco felicecondottade’ fuoi nel Regno di Napoli, era già in procinto di disloggiare, e ritornarfi à Coftanti-nopoli. Haurebbe il Doria arriuato à quanto bramaua, lenza il fuo foglio ; ma volle l’inganno fudetto non sò fo à compiacenza di Carlo, che nullafapeua, òdel fuo genio, che. molto penctrauacondiicapitode'Criftiani, e poca gloria del fuo nome, per altro famoiò, e degno di ricordanza. Solimano, di cui più fiero non hebbe la Tracia, quando vide nella carta eipreffa l’infedeltà de gl’in-nocentiflìmi Venetiani vennein tanta furia, che fubito comandò fi rompefl'e la pace, tuttoché haueflè dato parola al Bailo di non muouerfi prima della venuta delTOrfi-no, che fi aipettaua à momenti. Io credo, che la rabbia, di vedere, doppo tanti apparecchi, lefue vittorie imagi-nate contro Napoli eifere fuanite co’l fumo delle bombarde , l’incitafleà far qualche impreii, acciò lafuafama, non naufragafie in quel mare, c’hauea così infelicemente iolcato.Impoiè dunque à tutt’i Capi così di terra,come del Tarmata, chefiadunailèro alla Valona, ou’egli voleafar piazza d’armi, e fatta la ralsegna, iftradarfi à gli acquifti contro Venetia. Andòeglin periònaàquel luogo, da^