Libro Sefto. 305* ad nccrefcerli, alcune temperte, che di quei miieri, erte* nuati dal digiuno, fecero rtrage tale, che gliafsediati non poteuano rimirarli fenza,cheaccompagnafsero il temporale con vn diluuio di lagrime. Noncelfauanoin tanto i Turchi di battere la Città, e veggendo, che poco profitto face'uan le batterie, piantaronosù lo icoglio di Vito vn Cannon da cinquanta, e in tre giorni fecero diciano-ue tiri, vno deJ quali colpì il torrione della Cittadella, o vn altro la Naue Gritta con poco danno. La cafa del Capitano de gli vftìciali di giuftiqa hebbe qualche rouina,, ina per lo più le palle pailàron alto, tuffandofi nel maro verfo la Verfiada,fe non quanto Tvltima diede nella cortina non lungi dal Porto, dettocommunementeilMan-dracchio. Per cosìpicciole offeiè arrabbiati Turchi lì fpariero per gli campi, e tagliaiono gli alberi fruttiferi, e dertrurtèro le cafe delle ville, e depredaron gli armenti, e condulfero in feruitù quelli, così huomini, come donne, che ritruouarono. Molti, che fieran con le ricchezzo ritirati nel Mandracchio, vennero in potere de’nimici con tutte le fortanze, ma così macilenti per la fune, o per gli difagi patiti dalla piouoia rtagione, che non puo-tero con le loro donne fatiar la libidine, feconToro, e l’argento diedero cibo all’auaritia de’ barbari. Nè quei, eh eran dentro il Cartello S. Angelo ftauano in ripoiò ; poiché,durandol’aflèdio della Città, hebbero molti af-falti dalle truppe, che campeggiauan per l’Ifola ; ma fi di-fefero con tal valore, che ièmpre corti-infero l’inimico à ritirarficon gran macello de’fuoi foldati. In quefto ftato eranJecofè,quando arriuò nel porto vna fregata, qual fupponeuano gli attediati portaffe qualcheauuiib di vici- Sf no