SCRITTURE DI CRISTOFORO SABBADINO 79 suo eror, dice che per assicurarli per ogni via sarebbe il meglio redurli tutti pradi, che il codego etc. ; ma dico che la più sicura sarebbe redurli tutti a acqua. Pur, seguitando il suo proposito, conclude che tutte le palude se doverebbono redur a prati, et che per ben dela laguna se doverebbono arzerar tutti. Ritorna pur al primo proposito, e dice : « Eppur se ’1 fusse alcuno ostinato, et che ’1 dicesse, entrando assai aqua in la laguna con siroccali, siben la nuoce a quella, almen la cava li porti, che la non caverà zà quella del porto di Venetia»; questa raggion non fa ad alcuno proposito deli suoi arzeri. Eppur è ditto che con li sirocali l’aqua non fa prò’ alcuno ali porti, ma alla laguna sì, mentre dura la fortuna, perchè, essendo molta, fa gran maresino, move il terreno, dove la s’atrova, et tienlo in motto, e, cessata la fortuna, l’aqua, eh’ è entrata dentro molta, nel uscir fa doi boni effetti : dà fondo ali porti et porta fuori l’immonditie. Che l’abbi veramente tanta forza, che la cavi la fusa del porto di Venetia, nè de altro porto, dico de non, perchè essa laguna è troppo restretta e troppo fatta piciola, e, chi più la stringesse, va a pericolo che li porti si compiscono di aterrarsi, ancor che se li levasse via le acque dolce. E la raggion è questa, che nel tempo dele fortune entrarano in queli la sabbia, la qual poi, se la non è intertenuta da la lea de l’acqua dolce delle fiumare, che la copre, la vien conduta fuora con le zosane, e, se non in una, in molte. E tanto più presto, quanto la laguna è più granda, riceve più acqua salsa: sminuendola mo’, ne potriaseguir questo mal effetto, che l’aqua, la qual entra in li suo lochi, non puoi uscir per il porto di Venetia. Questo è il vero, nè sopra questo li accadeva afaticarsi, nè credo che da alcuno li sia stata fata questa oposition. Che’l sia forzo arzerar da Resta d’agio a Fosson, sì come è arzerato da Resta d’agio a Torcello, dico de no, che non è forzo, nè se debbe altramente farlo, perhochè l’è fato questo arzeramento. Li arzeri, che son fati da Resta d’agio a Lizafusina, son stati fatti per tenir le aque dolce della Brenta, che non entrano in la laguna se non per il porto di Malamocco ; queli da Lizafusina a Marghera, perchè le aque del Bottenigo e del fiume Muson non vengono in la laguna; quelli da Marghera a Torcello, acciò che le aque del Marzanego e della cava da Mestre, e ancor del Bottenigo tolles-seron quella via, e non venissero in la laguna se non ali Treporti. Dimodo che li prefati arzeri sono sta fati per tenir le aque dolce di sopra, e non per impedir le aque salse che non ascendino, e, se non fosse il respetto de l’aque dolce, la salute di questa laguna saria ruinarli tutti e lassar ascender le aque più che potessero o sia con siroccali o pur senza. Ma chi facesse altri arzeri, come voria lui, da Resta d’ agio a Fosson, quelli se fariano per impedir l’aque salse, che non ascendesse, e non per tenir la dolce, che non descendesse in la laguna, perchè quelli, che dieno tenir la dolce, che non descendesse, parte sono fatti et parte se va facendo : l’arzer della Brenta nova, che discore da Paluello a Conche, per la deliberation fatta andarà fino a Bron-dolo, et questi tenerano 1’ aqua dolce di sopra. Ma chi facesse altri arzeri di sotto da quelli, come saria dal canal del Siocco a Brondolo, saria un tenir le acque salse, che non ascendessero. Et io dico che di sotto li arzeri della Brenta, da Dese a Brondolo, non si doverebbe nè arzerar, nè altramente praticar, acciò che 1’ aqua salsa ascendesse quanto potesse, e, se ’1 vi sono possessione, nè altre terre, nè sotto de queli, in loco dove 1’ aque salse non solamente con il comune, ma ancor con li sopracomuni ascendeseron, lassarle andar tutte a pradi, e non lassarle coltivar, per beneficio di essa laguna, e non tenir nè herbe seche, nè canelle, perchè sono un niente al par della terra, come è ditto per avanti. Conclude poi haver risposto all’ oppositioni fatigli per V. S., e che per utile della laguna li suoi arzeri sono ben fatti e doverebbe esserli datto laude etc., facendo la sentenzia