SCRITTURE DI CRISTOFORO SABBADINO 145 dalla banda di Treviso, ditto il ramon di Lovadina ; l’altro dalla banda delle Castelle over Cenedese, ditto il ramon di S. Luca da alcuni e da altri di S. Michiele in alcuni lochi lontani l’uno dall’ altro più di miglia tre ; il terzo era nel mezo, detto Raboso. Et dove la Piave a quei tempi conduceva le giare, cuogholi e sabbioni per 3 lochi, inondando in tanta largezza, et in mazor profondità del presente li destendeva, ma dapoi che quella la ha restretta in un loco solo, non la lasciando andar nè per il ramon di Lovadina, nè per quello di S. Michiele over S. Lucha, in esso loco solo li ha condotti e lasciati, et tanti che’l fondo s’è inalciato et occupato, per modo tale che forz’è che l’acqua, non si potendo profondar, se amargi. La qual largezza, per quel che si vede, la Piave si va facendo dalla banda verso il Siile et verso li rami, che cadono nella laguna. Et la causa è stata il far delli muri di Mandra et il divider le acque con la Ponta negra, restringendole ; li quali con li loro spironi spinsero le acque dalla banda di Treviso, là dove non vi era altro che uno pezzo di muro di p. 70 in circa, fatto per uno da Noal, il qual muro in breve anni si rovinò e l’acqua tutta tendette da quella banda. Item, le rive verso Treviso non sono tanto forte nè tanto giarose, come quelle dell’altra banda, perchè dal fine degli muri fino de sotto de Candelù le rive sono sabionegne, e, quando le acque cominciano a calar e che le lasciano la riva discoperta, non mancando de corso, anzi, quello restringendo, più il violenta, comincia a consumar la riva nella profondità e, cavando via il tenue, la crosta di sopra via va cascando et vassi consumando, corno si vede infatti che con le aque magre presente, imo magrissime, in molti lochi, dove l’aqua si accosta ad esse rive, la fa di gran caverne e si teme a caminarli sopra. Et chi non li lieva il corso continuo, che li è apresso essa riva, tanto si andarà rodendo e consumando, che la Piave si accostarà alli ramoni, che sono tra essa Piave et il Siile, li quali discendono in la laguna, parte per il Meolo et parte per il Siile, molti delli quali non sono lontani da essa Piave pertege 50. Dico più, che, seben essa Piave non entrasse così di fatto in essi ramoni, causandosi tutti quelli dagli sortumi di essa Piave, che penetra per il fondo, che è giaroso, quanto più la si va vicinando ad essi, tanto più si fanno maggiori et più correnti et più aqua mandano, il che non fa al proposito della laguna, nella quale hanno loro ultimo fine. Nè è da creder altrimenti, perchè il rapidissimo corso, causato dalla gran caduta di essa Piave ha dal fine degli muri fino al Ponte di Piave, permete questa ruina, che è piedi 13 et oncie 7 per miglio ; ma dal fine degli muri fino a Candelù vi è piedi 20 per miglio, e però più rovina, che non fa da Candelù al Ponte, che' 1 vien piedi 5 e mezo per miglio di caduta, ancor che l’alveo sia più restretto, perchè l’aqua non cade con tanto impeto, come è detto, et di anno in anno essa Piave andarà facendo peggio, et nel fine tutto sarà a danno della laguna. Al che se ha a proveder a bon hora. Hor desiderando V. S. Clar.mi Signori d’intender da mi quanto per opinion mia si habbia a far per obviar a questo danno, havendo io già tanti anni veduta et praticata essa Piave et vedute le ruine, che essa ha fatto da anni 10 in qua, et tutte dalla banda verso la laguna, con il rovinar della villa dell’Ospedal e gran parte de Candelù, et quel che la va facendo de giorno in giorno, aricordo che’l si debia proveder nelli modi infrascritti di tempo in tempo, ma di primo prò veder che la non rovini più la riva verso Treviso, tenendola nel suo alveo capacissimo di condurla al basso, alargandola dalla riva e dandole loco nel mezo in questo modo. De presente far tutte queste cose : slongar el muro de Noal piedi 200 et più per la medema linea de esso muro, e l’aqua, la qual core continua per capo di esso muro a longo la riva, levarla via e ponerla in uno gebo secho dalla banda de P altra riva, pur in Piave, levando via l’altezza, che è di sopra, et occupando con gorzi P alveo corente ; caciar l’aqua in esso gebo, disocupando quello nelli lochi, dove è occu-