Ì Libro Quinto. 229 ucinelafignoria. La Grecia, che diuiia fra fétte Difpo-ti, oltre l'imperatore, era diuenuta vn’Hidra di Tetto tclle,con ogni Tuo capo minacciaua di auuelenarlaje l'ita- -lu in più domini j Tquarciata volea lacerare le viTcere Tuo. JI / Genouefi, {òpra tutti, parca voleiTero contro i Corfìoti aprire il tempio del loro Giano, dacuiapprcièro, oltre l’armi, di adoperar la doppiezza. Auuenne, che mentre iCorcireTi lì felicitauano Tu’l penfiero della libertà racquieta , due galee Ligure, condotte da Franceico Carrara, inimiciffimo del nomeVenetiano, iòpraCaiopo iè-cretamente sbarcaflero iòldateiche, con le quali venne à lui Tatto di (orprendere la Città, e la Tortezza. Ca(ò , che, con ragione, in mille TolpettipoTe l’animo de’ Cor-fioti, che, benché viciti dalla dominante à viua Torza ne cacciaiTero gl’inimici, temeuano, che Genoua, allora^ potcntiflìma Tu’l mare, non nutrifle difègni pregiudiciali contro la loro Republica. Si accrebbe il loro lòipetto quando Teppero, che in Liguria con molta fretta lì ar-mauano nuoui legni à perTuafione dello ftclTo Carrara ; onde non poteano altro credere , iè non cho quello voldlè ritornare per vendicarli. Aggiugneua- ii, che guerreggiando i Genouefi co’ Venetiani particolarmente inLeuante, fipotea con Taciltà ftimaro , che haurebbero a ogni modo cercato d’impadronirTi di vnlTola, di cui la più commoda non fi potea trouare al traghetto de’ loro legni, e delle armate. Quelle, e altre confiderationi molTero i Corfìoti à peniirc, come poteT-Tero nello ilelfo tempo non Tarfi fchiaui, e diTenderTi da* gl’inuafòn, più di loro potenti. Ricorrere al Re di Napoli era pazzia ; poiché, oltre che da quel Regno, nu fattioni