IO SCRITTURA DEL MESSER ALVISE CORNER ECC. affondano, et di aggrandir il lago, sepparando l’acqua salsa dalla dolce et conducendo per l’uso di questa città una seriola d’acqua dolce per uno fosso dal Dolo alla Lizafu-sina, et cavando tutte le velme, che sono in questa città, et drezzando li canali a torno d’essa città, et recavando quelli canali per entro, che si assugano con Tacque basse et che rendono tanto fettore, et così haverà fatta questa città veramente forte, veramente bella, veramente di buon aere, et veramente abbondante, et questi sui territorij fertilissimi, belissimi et sanissimi, perchè in loro non saranno più paludi. Et oltra la intrata delli campi 200 milla, che restarà in Vostra Signoria, et tale comodità et bellezze, ne seguirà quell’ altra, che in li soprascritti campi 500 milla si faranno ville 250 a campi 2000 per villa, et seranno ville grossissime; et dando le tre parti sole della decima in campagna a tal villa, la farà beneficij 250, che renderanno ducati 300 T uno, che serà suo juspatronato da beneficiar 250 famiglie, che sarà un’altro papato, et alli bisogni suoi la potrà servirse di 10000 homini da fatti, che s’haverano da tal lochi, et si accommoderà, oltra il frumento, di carne, vino, legne, polami, laticinij, et altro, et accrescerà li suoi datij, et per le angarie ordinarie di tal lochi cresceranno le intratte a Vostra Signoria. Et ne haverà ancor questo utile che crescendo, le intrate (come cresceranno) alli cittadini, la potrà alli suoj bisogni accommodarsi di maggior quantità di danari, che la fa hora, quando la mette un imprestito o altra impositione. Ma sopra tutti li altri utili io vi vego uno estremo, che, havendo Vostra Signoria et vittuarie et le sue terre forti, che la potrà stare con assai men spesa di gente sì per mar, come per terra, et che la potrà lassar far guerra alli altri, et star a veder, et così tenir sempre lo suo stato in pace. La qual pace, procedendo qualche decina d’anni, portarà tanta richezza in questa città, che è cosa incredibile; et essendo Repubblica, che in lei la morte non ha potere, et in li altri potentati sì, per la qual morte accadeno mille disordini et disconzi alli stati, et però è forza che questo stato si amplierà havendo il danaro in mano in tal tempi, come ella haverà. Vostra Signoria vede adunque quanti utili et beni ella è per trazer da questa cosa. Ma per chiarirsi meglio che così sia, si è obligata di chiamar li periti, et farne consulto, et se concluderanno che, quanto io dico, convien essere, l’accettarà l’impresa, et mi adopererà insino ch’io vi son, che, essendo d’anni 56, dir posso esser vecchio, et li vecchi facilmente morono, et a farne un’altro pratico come mi, vi vole gran tempo et gran esperentia. Adunque, Vostra Signoria mi adopererà, et tanto più quanto ch’io non voglio provisione alcuna. Nè si debba smarir Vostra Signoria dalla grandezza dell’impresa, perchè non è cosa alcuna grande a fare, quando vi è il danaro, et se io ho tanto ardir di trazer 7 milla campi con quelle poche forze ch’ho, et far dieci miglia d’arzere in dieci dì, et die creder che, essendo agente di Vostra Signoria, ogni gran cosa a me parerà pichola, sì che Vostra Signoria non manchi a se medesima, et accettar l’impresa, la quale non li renderà manco gloria, conservando la sua città, di quello che li rende governandola giustamente et con clementia, et questi Illustrissimi Signori non anderano manco reveriti dalla posterità per tanto beneficio, di quanto vanno le rev.de ossa de suoi primi padri, che derno principio alla edificatione di questa alma città. Archivio di Stato, Venezia, Provveditori sopra Beni inculti, Filza 299.