Libro Settimo- 411 rcÌò padrone. Nè diuerfi erano gli progredì nella Dalmatia, da Leonardo Fofcolo, predò, che tutta, ridotta all’ vbbidienza del Principe, con Pacquido di Terre, e Città, e con la ricuperatione di Nouegradi, che fù fmantellata. Sebenico, afsediata da quaranta mila Turchi, fù foccorfo dal Fofcoli, che conualcfcente volle, che prouadèro gl’inimici le mortal’infirmità del fuo ferro. Xemonico ali'-incontro,con la prigionia di Alì Bei, Sagnacco di Licca, e la mortedi DuracBeì,fuofigliuolo,eragià inpotere de* noftri,che fi ritirarono alla fine a’quartieri, per aipettaro il nuouo2nno delquarantaotto, che contaminò le fortune con qualche difgratia, nata dalla fortuna tempedoiL del mare. Qualche iègno di pede afflide fu*l cominciar di que-fto anno l'ifola di Corcira, che nelle parti verfo Lef-chimo patì danno, ma poco, perle interceifioni di S. Spiridione, e le diligenze vfate, efièndofi edinto, appena comparto, il male contagioiò. Afdidè sì oltre mi-fura tutti l’auuiiò del naufragio dell'Armata Venetiana, con la perdita di buona parte de’legni, e della Galea> Generalitia, e dello dedo Generale Grimani ; il quale, partito da Candia, per girne a'Dardanelli per combattere, ò per impedire l'vfcita alle naui nimiche, nell’acquo di Pfarà fouragiunto dalla tempeda, miferamente fi fom-merfe. A tale annuntio funedo fe temefiè Venetia, non vi è chi non lo giudichi; ma ch’ella temedèàfegno di cedere à gli Ottomani, (ciocco iàrebbe quello, che fi-gnedè di crederlo, La Republica è come la Palma, cho s'inchina al pefo, e fubito fi folleua, Fece nuoua raccolta di foldati, e di legni ; fi armaron galee, e Stelio Hhh 2 Cali-