Libro Quinto : z6j bella a'Re della terra. Maggiore fù la gratia fatta à vna-vcdoua,àcui, come alla Sereptana, eallaSunamitide , Elia,eElifeo, ritornò viuo il figlio eftinto; e,aggiugnen-do marauiglia à miracolo, fe la madre cadde morta al foriere del fanciullo, pur’à quella diede la vita, rellituendo prima alla genitrice il fuo parto, e poi al parto la gen itri-ce. Non così auuenne ad vn’adultera, che negando al Santo il fuo peccato, conPinfameconcetto nell’vtero milèramente fi eft infe. Morte, per la quale il pietofo pallore pianle, e determinò di mai più intrometterfi'n colà, chepoteifecagionar danno graue ad alcuno. E li vide chiaro poi, quando alcuni ladri, che à Spiridione voleano rubare le greggi, altro cailigo non hebbero, che il re-ftare da mano inuilìbile legati, e corretti dal Santo furon difciolti. Tal fù la vita di Spiridione, che morto, e fep-pellito in Treminto, tralportato indi à Collanti nopoli , venne ad arricchire Corcira, oue mai non è fcarfo di fo -urani fauori. Hor torniamo alla Storia, che non trouandocofadi rilieuo fino al 1462, in quello fi ferma, per confideraro prima l’arriuo di Tommafò, figlio di Emanuello Paleolo-go, che ritenea ancora il titolo d’imperatore,benche fen-*a Imperio,in Corcira, oue capitando con molti Nobili, e fra gli altri con Niccolò Marmoran, laiciò la fua-donna, ei figli; ed egli non fi trattenne, perche la benignità del Pontefice il chiamauaà Roma, co’1 trattenimento annuo di fei mila zecchini. Onde fi può conofce-re quanto allora fuife potente Corfù, la doue in quella i * Principi lafciauano, fenza tema le cofe più care, nulla io-Spettando della indomita forza de gl’infedeli. Nè alla- N n 2 fama