SCRITTURA DEL MESSER ALVISE CORNER ECC. 41 per poter con quella adacquar campagne, senza danno della navigatione nè della laguna, perchè tal acque alla fine venissero a terminare in essa laguna, perchè termineranno et metteranno capo fuori di quella senza suo danno. Quinto, con poter tagliar li liti del mare, quelli però che sono fuori della laguna, per poter mandare le acque in mare. Questi et simili sono le gratie, eh’ io dimando, et tutte l’altre auttorità di Vostra Signoria in questa impresa, mentre che non siano in danno di lei, nè di particolari, nè delli paesi, ma di utile. Et perchè io so che, se ben sarò obligato a pagar il danno a chi ne potesse ha vere per le opere mie, il qual non potrà esser danno, non però non sarà che alcuni non contradicano, se ben conosceranno che per questo non ne potran haver danno, nè dimostrarlo con ragione, pur (com’è detto) contradiranno. Et perchè questa così importante opera non sia impedita così vanamente, quando saran state udite le querelle loro da Vostra Signoria, ella s’informerà dalli ingegneri et periti, se così sarà per succedere, quanto quelli diranno, et oltra la potrà farne inquirire dalli Rettori delli luoghi, formando processo et mandandoglielo, perchè Vostra Signoria possa sapere la verità. Ho hora detto il modo, ch’ella tenirà a chi contradicesse all’ opera ; gli ho decchiarite le gratie, ch’io dimando, per poterla fare; ho detto il modo, che la die tenire a tuor in sè li campi. Hora li dimostrerò, tolendoli in lei, che utili ella ne conseguirà. Il primo sarà quel tanto necessario di poter havere vittuarie in abbondantia dalli sui paesi circunvicini, et non per la via del mare. Il secondo, che la trazerà, come li dimostrerò, l’intrata de campi 400 milla. Il terzo, che, oltra tal intrata, la spenderà in conservare la sua laguna et fare un’altra bell’opera. Et così Vostra Signoria farà tre tanto importanti utili, et oltra ella farà un altro acquisto per lo crescimento et molti-plication delle biave, vini et altre vittuarie per lo notabile augumento di datij. La pro-position mia, Serenissimo Principe, è bella et grandissima, ma vediamo, s’ella potesse esser impedita da qualche contrario, cioè da uno di questi sei, che più non ve ne sono, nè possono essere. Il primo, che non vi fusseno li campi. Il secondo, che non fusseno trazibili. Il terzo, che non vi fusse il danno per trazerli. Il quarto, che non vi fusseno tanti huomini per trazerli. Il quinto, che non vi fussero tanti agricultori per coltivarli. Il sesto, ch’io, essendo vecchio, morisse, dovendo esser quello che governi l'impresa, prima che la fusse finita. Questi sono, Eccellentissimo Principe, tutti li contrari, per li quali la non potesse riuscire. Et perchè Vostra Signoria possa esser certa che non v’ è alcuno d’essi, che la possa impedire, glie lo dimostrerò. Et prima, che non vi sia li campi, non è dubbio, perchè è pubblica voce et fama, che in questi paesi vi sian infiniti luoghi inculti, et almen lo terzo di essi; ma tosto Vostra Signoria si può chiarire, facendo scriver a tutti li Rettori delli luoghi, che s’informino del numero delli campi inutili, che sono nelli suoi territorii, et che gli mandino il conto, et tosto si faranno le summe. Al secondo, che non siano trazibili, perchè questo è quello, che più importa, però bisogna eh’ io sia più longo, acciò che la V. S. ne sia ben certa et sicura. Non è dubio alcuno, Serenissimo Principe, che le campagne, che hanno acque commode, non si possano, con lo mezzo di quelle adacquandole, mettere a cultura, perchè si vede questo in fatto, che con l’acqua della Brenta et della Piave ne sono già messi, et in molti luoghi del suo Stato. Havendo dimostrato, come le campagne si possono adacquare, hora dimostrerò, come li paluti si possono assiugar et atterrare. Due vie et modi sono, Serenissimo Principe, nelli Signori per metter a cultura li paluti. La prima, con far capitar in essi paluti li fiumi, li quali sempre atterrano, ma più quando sono grossi, perchè allhora sono torbidissimi et pieni di terra ; et con questo mezzo il Signor di Padoa, per far danno a Vostra Signoria, messe la Brenta nella laguna, la quale allhora si dillatava