Libro Settimo. 3 8 ? che altra occafione di odiarla non gli daua, che l’eiìère propugnacolo inuitto della libertà Italiana. Cento, e cento modi (pecolò egli, e alTvltimo, confederatofi con laQueua, ch’era del Re Cattolico Ambafciatore, refi-dente in Venetia, elefle vno ardito di eccello,e à tale proportene empio, e federato. Fecero ambo (celta di huo-mini micidiali, per lo più Borgognoni, e Francefi : (per non dare io (petto con introdurre Spagnuoli) l’introdul-(èro nella Città, e qualchuno dentro l’Ariènale (òtto colore d’eièrcitarui l’arte di fabbricar fuochi artificiali ; di-uiièro ipoili, e in giorno determinato, alcompariredi molti legni, che doueano venire dal Regno di Napoli, hauean fatto concerto di attaccar le fiamme all’ Ariènale, afsaltarlaCittà, e impadronirfidellafprouifta Veneti^. Mal’huomomacchina, e Diodifpone àmifura de’fuoi giudi diiègni. I bergantir.i, e barche, che veniuano, fi difperièro,parte prefi da’Corfari, parte battuti dalle tempere ; e differendofi fino all’Autunno l’efècutione della congiura, fù ella da due Nobili Francefi, vn Normanno, l’altro Delfino, feoperta alConfiglio di Diece, che, con-cefsal’impunità a’riuelatori, ch’erano complici, diede mano à prendere i congiurati, de’quali molti fuggirono, ed hebbero preiso l’Ofsunaficuro ricuouero. Cola, che accreditò la (ama, ch’egli fuise l'orditore della tela infame , benche collantemente il negafsc alla Corte di Spagna, oue (è ne fece richiamo. La Queua fuggì à Milano, perche il popolo, (enzadubioiàgrificato Thaurebbe al fuo furore 5 e l’Ofsuna hebbe doppo la condegna mercede dal fuo Re, che, per foipetti di non sò che penfiero (ò-pra il Regno di Napoli, il fece morire prigione. Furono Eee in