SCRITTURE DI CRISTOFORO SABBADINO 125 essa conca. Il che facendo, le barche venirano a segonda per riva e si fermerano in quel molente, che causarà esso spiron, e si fermarano, fino che’l si aprirà la concha, senza un pericolo al mondo. E tanto affermo con mio juramento esser il parer et opinion mia. (Venezia, Archivio di Stato, Savi ed esecutori alle acque, f. 165 c. 48 sgg. - Presentata alli Clar.mi Signori Savij delle aque, adi 5 aprii 1546). 16. REGOLAZIONE DELLE ACQUE DELLA BRENTA E DEL BOTTENIGO 1546, 6 SETTEMBRE. Per obbedir alli precetti de V. S. Clarissimi Signori .Savij ordinarij e Magnifici Signori Essecutori sopra le acque e per far parte del debito mio, tenendo l’offitio, che io tengo, 10 Cristoforo Sabbatino, inzegner dell’ offitio predetto, cerca la supplicatione et altre scritture produtte per maistro Zanin Carrara, inzegner, a mi date per V. S., tanto rispondo e dico, che, dovendosi al presente far tanto quanto lui propone per la sua scrittura si fatia, ne succederà il contrario di quello, che egli propone per la sua supplicatione ; che da poi una estrema spesa, una gran longezza di tempo, con 1’ esser neccessitati di tener in questo mezzo la rotta e la buova del Botenico, che getano nel chore di Venetia a parte con grandissimo danno della laguna, non si haverà miglior utile di quello, che promette la parte del 1540 di giugno ; che, quanto aspetta alle acque del Botenico, sarà lo istesso, e per le acque della Brenta poco meglio, e con il certo privar questa città della acqua bona per il bever et altre cose neccessarissime a farsi per questo popolo con essa acqua, corno quelle, sotto quella più brevità che io potrò, le intenderanno per questa scrittura. Prima mi è forzo di chiarir alcune cose, che egli dice nella sua supplicatione, che intervenirebbe esseguendosi il preso nel quaranta, cioè che altre volte con le acque macre del Botenico tutto il Mestrino si affondò e causò li grandissimi danni, che egli dice, perchè mai fu nè intervene con acque macre. Ben è il vero che, essendosi stropati tutti li esiti di esse acque, e non avendo allora quelle altro esito nella laguna che per la inutilissima Cava, che scorea da Mergara al Dese, et essendo esse acque accompagnate dalle acque del Dese, del Zero e del Siile, il quale per tre tagli, che egli allora avea, cadea nel Zero alla villa di Levada, intervenendo in esso tempo la comune innon-dation di acque, che intervene, suffocò il Mestrino. Hora mo’ che’l sono stropati tutti tre 11 tagli del Siile nel Zero e che la Cava nova, che score da Mergara via, non cade più nel Dese, ma è fatta cader sola nella laguna di Torcetto, et che’l se debbe aprire a Lizzafusina e tenir bassa la Brenta, non è un minimo dubbio, che venga quell’ innon-dation si voglia de acque, che’l possi succeder il danno, che egli dice, nonché con le acque macre, se le raggioni, che si toccano con mano, e le livellation fatte de presenti non mentono, che non poleno mentir. Soggionge poi che, facendosi il suo ricordo, si darà tal esito atte acque del Botenico, che non daranno più danno al pubblico nè al privato. Del danno privato non dico altro, ma del pubblico dico che’ 1 serà lo istesso e molto peggio che eseguendosi la parte presa, corno più avanti le intenderanno. Dice ancora che’ 1 vuol far la esperienza de quanto egli propone con ducati 500 di