BALCANI 1912-13 Ormai lo status quo balcanico agonizza e nemmeno l’ossigeno delle compassate note diplomatiche può tenerlo in vita. Sebbene il temporale minacci, le Cancellerie con lentezza buracratica s’indugiano in finezze formali; suggeriscono modifiche al testo della nota o alla procedura della comunicazione. L’Inghilterra, tenera verso la Porta pei milioni di musulmani che vivono all’ombra della sua bandiera, vuole evitare qualsiasi apparenza di una intromissione negli affari interni della Turchia, è contraria ad un passo collettivo, spera che la Porta si decida ad estendere ai cristiani della Turchia d’Europa le concessioni fatte gli albanesi. Anzi, in questo senso, sir Edward Grey aveva fatto un passo garbato ed amichevole verso il Governo turco. Il sorridente conte Berchtold, forse per vendicarsi dello scarso successo delle sue proposte o forse per innato ottimismo, fa perdere del tempo prezioso suggerendo degli emendamenti. Il 10-23 settembre la Porta, col pretesto di manovrare, ordina una vasta mobilitazione dei redif europei. Il 17-30 settembre seguono le mobilitazioni degli Stati balcanici; il 18-31 la mobilitazione generale turca. Finalmente, il 22 settembre-5 ottobre, le sei Potenze sono d’accordo su questo testo: I governi russo ed austro-ungherese dichiareranno agli Stati Balcanici: 1“) che le Potenze disapprovano energicamente qualunque misura che possa portare alla rottura della pace. 20) che richiamandosi all’art. XXIII del trattato di Berlino esse prenderanno l’iniziativa nell’interesse delle popolazioni, per la realizzazione delle riforme nell’amministrazione della Turchia d’Europa, essendo inteso che le riforme non porteranno alcuna limitazione alla sovranità di S. M. I. il Sultano e all’integrità territoriale dell’impero ottomano. Questa dichiarazione riserva altresì alle Potenze libertà di uno studio collettivo ed ulteriore delle riforme. 30) che se tuttavia la guerra scoppiasse fra gli Stati Balcanici e l’impero ottomano esse non consentiranno alla fine del conflitto alcuna modificazione dello status quo territoriale della Turchia di Europa. Le Potenze faranno un passo collettivo presso la Sublime Porta in armonia alla precedente dichiarazione. 60