18 8 Della Hiftoria di Corfù. à incontrarli, à fine di pei fuadere loro, che il fuo ouile lafciafìèro in ripofo : ma da’ que’ lupi, in vece delle peco-re, fu prefo il paftore, con ifperanza di manumetterecon faciltà priuo di guardiano l’armento. O quanto fallano i voftri difègni iàcrilegi pirati! Non fono i Corcirefipecorelle, che per C rifto ; fapranno contro voi moftrariì leoni. All’auuiiò della prigionia di Ariènio armano fu-bito gl’inuitti Feaci que’ legni, che fi ritrouauano in porto , danno le vele a' venti, ieguono il nimico, il raggiungono, l’attaccano , il vincono, e del rapito telòro fanno nobiliflìmo acquifìo. Seguirono poi fino a’ luoghi, detti TEnryia , i fuggitiui , e quiui fermatifi , nelle quattro ifolette, che il nome greco compongono, norb ritruouando acqua, doppo la vittoria fi ftimaron perduti; poiché per la fretta non ne haueano fatto prouifiono inCorcira. Ma il gloriofo Ariènio, che hauea fpcri-mentato l’ardore de’ fuoi popoli, non permiiè, che lungamente agonizzaflèro per l’arfura : pofto in orationc, da arida rrpefè iorgere vna fontana, oue fecondo il biiogno i Corcirefi fi diflètarono. O marauiglìe de’ ierui di Dio, che in Dio confidano/ La fede, che muoue i monti, può liquefar le lor pietre; e alle lagrime di cuore s’inteneriico-no i faffi. Co’l pianto Arfenio, e con le preci ottenne l’acqua,e al fuo pianto fi vide lagrimante vna felce. Non eraconueneuole, che, abbattuti Filiftei, moriifer di Celo. que* generati Saniòni ; da vna mafcella nò, dal feno di vn macignofòrga l’acqua, e co’fuoi gorgogli applaudì à gli trionfi, c gli trionfanti riftori. Ma non fu fola quella fiata, che l’onda publicò le marauigliedi Ariènio; poiché per mancanza di humori, ftando in pericolo di tèccar- fi tilt-