6 SCRITTURA DEL MESSER ALVISE CORNER ECC. pliare il suo circuito. Il secondo è da remediare a questo modo, cioè dar tanto territorio, o destretto, o paese in questa città, che non habbia più bisogno d’usar la via del mare per dar da vivere al suo populo. Il modo veramente da tenire, acciò che questa atteration non passi più inanzi, è levar via tutte le fiumare d’acqua dolce, eh’ entrano in questa laguna, perchè è cosa manifesta che le fiumare atterano. Et si vede il lago di Co-machio conservarsi, et così quel de Jesolo, et altri, perchè niuna fiumara gli passa per entro: in questo nostro lago entra dalla parte verso tramontana il Sile, il Dese, et voglio aggiungervi il Bottenigo. Questi voglio che vaddino in mare oltra Torcello, serrandogli che non venghino più in questo lago, et facendoli un porto novo, in modo che l’acqua dolce vaddi separata dalla salsa in mare verso il mezodì; poi la Brenta, il Bachigion, parte dell’acque dell’Adese siano condutte al medesimo modo oltra il porto di Brondolo, aprendo il lido et facendo un porto nuovo, il qual conservará Chioza separata dalla Terraferma, e quel porto di Brondolo libero d’acqua dolce darà più acque alla laguna. Fatte queste separation, il mio parere saria che tutti i canali, onde solevano venir queste acque over fiumare nel lago, fossero intestati fra terra, chi otto, chi sei, chi dieci miglia, che l’acqua salsa sola vi potesse andare, dandoli fondo ; et ancor seria il mio consiglio che se ne facessero di nuovi, che entrassero medesimamente fra terra, acciò che potesse entrare in essi magior quantità d’acqua salsa, il flusso et reflusso della qual conserveria sempre le lagune. Questi canali daranno commodità al navigar, et le piovane si potrano scolare in essi, et acciochè esse piovane, che pur portano qualche poco di terra, non andassero nel lago ad atterarlo, ma diponessero in questi canali la terra, et se ben tal canali ogni 50 anni si atterrassero fra terra, si potria far recavare. Due sono le sorti de paludi, che s’attrovano in questa città; et perchè intorno a questo lago sono paludi di due sorte, parte che ’1 comune accrescimento dell’acque salse gli domina, parte che non sono dominate dall’acque se non a tempi di gran sirochi e di fortune, però il parer mio seria, che fusse fatta una división di questi paludi, o con arzeri, o con altro, et li paludi più bassi, che seriano quelli, che resteriano fra la división e il lago, vorei che fossero cavati et datogli fondo fino a confine delli arzeri, acciò s’agrandisse la laguna et si levasse la causa del mal aere, che è il nascer della canella. I paludi veramente, che restassero oltra delli arzeri, vorrei che fossero assicurati dall’acque grosse et salse, et far li soi scolatori nelli canali sopradetti fra terra, i qual paludi se riducessero a prati et boschi per non lasciarli paludi per lo mal aere e per trazer l’utile d’essi, et acciò che l’acque piovane per niun modo potessero portar terra nella laguna, vorei che li scoladori de tal luoghi fossero più fra terra, lontani dalla bocca di canali et dalla laguna più che fusse possibile, acciò che, se pur portassero qualche terra, quella restasse nelli canali. Nè obsteria che questi scolatori per esser fra terra fossero all’alta, perchè il porto del comune dell’acqua salsa seria il medesimo fra terra che in mezo il lago, perchè, fondando il canale, l’acqua si fa eguale, se l’andasse cento miglia fra terra: per l’augu-mento di questi canali entraría maggior quantità d’acqua salsa in questo lago, onde de dì in dì per se stesso si anderia più cavando. Et perchè dicono alcuni che le torbide del mare, che entrano con la fortuna, sono causa di atterare il lago, et io dico che quella poca sabbia, che entra per fortuna, che quella, et molto più, riesce con le zosane, perchè il vento, dibbatendo l’acqua sopra le velme, sempre lieva del fango, et questo se ne va in canali et i canali lo ritornano al mare. Et coloro, che cercano l’ostreghe, fanno testimonianza di questo, et dicono che in tempi di questi venti et fortune trovano più ostreghe che ad altro tempo, perchè l’impeto del vento, dibbatendo 1’ acque, lieva il paltano di sopra le velme, et 1’ ostreghe restano discoperte. Et benché sia di magior