306 vetriate del vestibolo v’appare quella che s’urta e s’ accoglie di dentro, e quasi vi giungono all’orecchio le voci tormentose e tormentatrici degli spacciatori de’ viglietti e de’ controvi-glietti; perchè chi più importuna più ottiene. Le botteghe e le officine della piazza, allato al teatro , sodo splendidamente illuminate, e fuori dalle lucide impannate esce a torrenti la luce e ne illumina le persone, e le. carrozze che trapassano; mirate le magnifiche assise e i superbi palafreni di quella che vi sta innanzi. Un passo ancora e già lasciate Parigi; or vi sta a fronte la gran piazza del Popolo a Roma ; quelle sono le sue due chiese, quello è 1’ obelisco, di fianco sorge e romoreggia la fresca fontana: altrove con la sua molle quiete, co’be’ verdi, col limpido cielo dell’ Oriente, a sè v’invitano i bagni del Gransignore a Costantinopoli ; o se più v’ aggrada pascere lo sguardo nello spettacolo della distruzione, il secolo a voi dinanzi si ritrae, torna di quarant’ anni più nuovo ed ora assistete alle famose ruine d’Abukir. L’ incendio arde le navi, ne vedete saltar in aria i miseri avanzi, il cielo è pieno di faville e di fiamme, e mentre sulla superfìcie delle acque si stende per lunga inano il fune-