Ei cantò gli occhi soavi, Or pietosi, ora severi, Che volgeremo le chiavi De’più dolci suoi pensier. E la fronte ove la palma Contendean le grazie un dì, Ove un pregio di bell’ alma Come un raggio trasparì. Cantò il crin sì lungo e spesso Ch’è d’amor verace insidia, Di cui il Sol doveva anch'esso Certamente aver invidia. Cantò il labbro dal cui varco Tai parole uscirò fuor Da far credere che V arco Quello fosse dtlV amor. Alle man bianche e sottili Sopra tutte ei diede il vanto ; Quelle braccia sì gentili Eternar volle col canto. Del bel piede così breve, Del bel fianco favellò ; Di quel sea d'intatta neve Che or si ascose or si mostrò. Ma di Laura sopra il naso Mai non sciolse un vaticinio: S’arte fosse o fosse caso Duopo è farvi uno scrutinio, io per me son d'opinione Che se il naso ei tralasciò, Vi fu allor la sua ragione, Come forse mostrerò.