108 no o di violino, or teneano il suo campo ; fino al cane virtuoso che graffiava 1’ arpa gli fu preferito ! ^Ia egli portò in pace e da filosofo la sventura, e poiché 1’ anima del pubblico gli si era per troppa sazietà alienata, imitò il costume dell’ accorto agricoltore, che quando la terra diviene ingrata a’ suoi sudori, a rinfrancarne il vigore, la lascia alcuna stagione in riposo ; trattò la languente sua fama, come i medici trattano le malattie disperate, la condusse in campagna, sperando di rinfrescar negli animi colla lontananza quel desiderio di sè, che con troppa assiduità s’ era distratto. Allora ebbero 1’ onor di conoscerlo e Padova, Treviso, e Vicenza, e Verona, nè fu angolo per quantunque remoto, non fiera, non mercato, non sagra in tutto il bel paese ove suonano il sipo ed il nopo, dove ei non portasse in processione quel viso non isconcertato dalla sventura, dove non fosse festeggiato e ricerco ; solo in patria più non era profeta ! Pur la patria gli era ancor cara, e come la rondinella pellegrina, che fugge quando fugge il buon tempo dalla campagna, ritornava ogni