■74 le meno raccomandabili possibili ; parlo sempre per riguardo a’ giornali. E che altro è in sostanza *tma raccomandaziope se non una violenza che si fa all’ altrui libero arbitrio, per-ch’ egli adoperi o dica, non secondo quello che vuole o sente, ma secondo quello che sente o vuole chi si raccomanda ? E però in certi casi la raccomandazione non tanto è cosa assurda, quanto un’ azione disonesta e immorale, poiché infine non si fa forza all’ altrui volere, e al pan va detto pane, nè s’ha chiamar la gatta inucia. E a dire che si danno persone, le quali volentieri pigliano sopra di sè questa bella malleveria e vi manderanno una commendatizia. Giusto Cielo ! le commendatizie ! io le temo peggio che una disgrazia. Per ben che ve ne avvenga, ne avete due nemici ad un punto, quello che scrive, e quello per cui è scritto; imperciocché anche questo è verissimo : quegli che si raccomanda non si crede mai raccomandato o commendato abbastanza, e s’ offende fin delle lodi quando non è lodato come e quanto ei voleva. Lettere di questa fatta non si danno o dovrebbero solo darsi a persone e in certi casi determinati. Si può con-