333 gnare V anima alla malinconia, a non por fede nelle amicizie, e simili altre novelle, domandandole, ma queste cose non si domandano, se sia sempre virtuosa. La conversazione è interrotta dal sopraggiungere di Carlo. La moglie gli corre incontro ; ma egli furioso la respinge, e gettando una spada a terra: chiama Duval, le grida. Qui colpo di scena : ei s’ allontana fuggendo, Amalia sviene nelle braccia del generale, e cala il sipario. Che cosa importi quella spada si dichiara or nel terz’atto. Il conte ritornando di caccia fu assalito da Duval, ed egli, in difesa di vita, il ferì a morte. Costui 1’ accusa d’ averlo fatto invece per vendetta e gelosia della moglie, onde Carlo è arrestato. Però, in luogo d’ esser condotto dinanzi al consiglio di guerra, il consiglio di guerra gli usa questa condiscendenza, viene egli da lui, e il processo s’agita nella sua medesima casa. Ora esce in campo un maresciallo, che mostra di presedere il consiglio: persona molto uffìziosa e dimestica, che s’intrattiene nell’anticamera coi servitori, che recherà più tardi un’ ambasciata della contessa, e che per primo atto di giustizia tira il padre in disparte, e gli mostra, non si sa a qual buon effetto, il ritratto