193 questo torrente capriccioso e furibondo, stancarlo nel suo corso, seguirlo incessantemente , per tutto, quali ne sieno le cascate, gli scogli, i burroni, pei quali egli passa. Tenersi in giornata è divorare ogni dì, oltre che il suo pan cotidiano, non so quante date dell’ Impero ottomano, quante rotte di Cabrera e del Po, quanti libri di troppo enorme mole; è sorbirsi come uovo, un mar nero di carta, meglio stampata che il cervello degli scrittori, che la passano al filo della lor penna. Chi vuol tenersi in giornata deve lasciarsi balestrare come un palline d’ uno in altro teatro, dall’ accademia d’ un improvvisatore a un nuovo passo a due d’ una prima ballerina, d’u-na in altra prima serata a benefizio. Ogni mattina è necessario porsi al balcone ad osservare la luce più o meno fosca dell’orizzonte politico, a fin di sapere da qual parte pieghi 1’ equilibrio europeo, e notare la direzione del carro dello stato, e quella della girandola dei partiti. Certo meglio varrebbe dimenticarsi d’acconciarsi i capegli o i mustacchi, o di rifar la persona, che lasciar passare chi si distingue, senza conoscerlo di vista o almeno di fama. L’e- VI «