251 Portando in sen d'amor gli arcani farti, Schiva^par di tua luce, e via pel flutto Accelera il canmin. Tal forse un giorno, Su men securo legno, ardì il mortale Tentar dell’ Ocean gli ondosi campi..... ............Nè d'Ericina Vaporato d’incensi era V altare Che a te sacrava Enea, quando ecc. Ora come c’entra qui in campo di subito Enea, e come quel nè si lega a’ fa iti del fulvo Americano, e dell’adusto Caffro, accennati prima di questa digressione ? L’erudizione di che piacque al poeta ornare il suo canto v’ è più profusa che sparsa, non sorge spontanea dall’ argomento, ma è tratta talora a forza dalla sola volontà, come allorché accennando quella specie di culto, con cui i Maomettani tuttora onorano questa antica, come ei la chiama, Imperatrice del cielo, entra a parlare di Solima, a proposito della quale ricorda la giornata di Gelboè, il tempio di Diana in Efeso, 1’ aquila latina, che f ugge dalla svilita reggia di Costantino, Carlo Magno, 1’ eroe di Salamina, e non so quante altre cose, che hanno poca o nessuna analogia col soggetto, e che troppo ne dilungan la mente. Felicissimo all’ incontro è il trapasso, con