282 tanti, e lo spettacolo va languendo, e finisce come chi finisce di sfinimento, a poco a poco, perchè una alla volta si vuotano tutte le logge, e il Giaffar termina a correre solo pei custodi dei palchi ed i pompieri. VI. GRAN TEATRO DELLA FENICE. — La SpOSd di Messina, musica del sig. maestro Vac-coj, poesia del sig. Jacopo Cabianca (*). Ha nella vita qualche quarto d’ ora infelice, in cui tutti, qual piìi qual meno, ce la prendiamo col nostro stato, e chi rinunzierebbe alla toga, chi rinegherebbe Galeno ; D. Cesare getta all’ aria, nel libretto, gli sproni, ed io getterei assai volontieri nel fuoco questo straccio di penna da giornalista che m’ ha messo già in tanti impegni. Ma nessun impegno fu maggiore di questo, il render conto dell’ esito del presente spettacolo. Imperciocché da una parte mi tira 1’ amicizia e la stima che mi legano al Cabianca e al Vaccaj ; quegli mi si fa (*; Gazzetta del 4 marzo 1839.