296 d’Israele col Doge, benché abbia fatto nel pubblico la maggior impressione, ed è Del vero di grandissimo effetto, non ha eguale valore. È un canto drammatizzato, la tessitura tiene più del genere buffo, che del serio, benché perfetta ne sia la cabaletta, tanto che s’ è fatta ormai popolare. Fu notato da’ maestri come cosa assai ingegnosa 1’ accompagnamento del recitativo obbligato agl’ istrumenti tra il Doge e I-sraele, che serve egualmente di nota alle danze che si fìguran lontane. La musica si solleva anche più nel second’ atto, e con le gravi e malinconiche sue melodie mirabilmente s’ acconcia al terrore della notte, al mistero e alle incertezze di quell’ impreca arrischiata e tremenda, alle cui immagini vuol condurci co’ suoi versi il poeta. Bellissimo è fra gli altri per questa lugubre tinta il coro, la cui melodia si ripete a più riprese in tutto 1’ atto : Siamo figli della notte ; come bellissimo per entusiasmo ed impeto marziale è 1’ allegro del finale : Notte atroce, notte orrenda. Altri nobili passi sono pure nell’ atto terzo, e fra gli altri 1’ aria della prima donna, con quella vivace uscita del-l’orchestra alla frase : Una spada ed una tomba ecc.