213 ciancio un po’ da alto, la caduta di Kivi ve, di Babilonia, e di Cartagine ; la grande scoperta di Vasco di Garna ; parla del commercio delle Indie, del trattato di Passarowitz, cose come o-gnun vede tutte nuove, 'palpitanti d’ attualità, come nel nuovo lor gergo dicono i Francesi, e che valeva veramente la spesa che noi ora apprendessimo dal J. des Délats. Se non che il sig. Gueroult è assai forte nella storia, e in una nuova sua lettera, che il cielo ne scampi ! gli basterà forse l’animo d’insegnarci, che Venezia è sorta fra le rovine seminate da Attila Flagellum Dei. Ognuno però di leggieri s’immagina ch’egli, nella doppia sua qualità e di forestiero e di Jeune France, troverà la nostra città, non solo in decadenza, ma tutt’affatto in rovina. I Francesi poetizzano a questo modo Venezia. Alla grandezza della immagine di Napoleone era necessaria, essi dicono., Sant’ Elena: Venezia è città il'1 impressioni, e la sua immagine ha d’uopo della poesia del silenzio e della solitudine, come una volta aveva d’ uopo de’ piombi, de’ pozzi e dei Dieci. Fin che non vadino a Paimira, o a Persepoli, che Dio gli accompagni!, ei verranno sempre a piangere tra le rovine