«4 Un amico v’ incontra : al solo vedervi, gli si serena, gli s’irraggia di contento la taccia; ei gongola, vi porge, e vi stringe, così il cielo vi salvi d’ avere i geloni !, la mano : Come stai ? Come va la famiglia ? Quanto sei caro ! Con quanto piacere ti leggo ! Che tena ! Che ingegno ! Che brio ! Le esclamazioni continuano ; tanto che voi, preso, allacciato, sconfitto da tanta plenitudine di espansione, ammirate la bontà di quell’ animo, vi congratulate con voi medesimo di possedere un sì gran tesoro d’amico, e già date in cuor vostro ricetto al demonio della superbia, per avervelo saputo così conquistare. Ei vi loda : qual maggior pruova della sua sincerità ? Ma di grazia, tenetegli un po’ dietro. Al voltare del cauto quel fior d’ amicizia s’ abbatte in un altro similissimo fiore. Ora mirate quell’ animo : che elogio ! che raccomandazione ! Siéte un seccatore : 1’ avete trattenuto, con questi freddi che fanno, due ore sul lastrico. E’non vi può sopportare : non vi vorrebbe nò vivo, nè in carte : 1’ annoiate co’ discorsi, 1’ addormite con le scritture. In queste, che inezie, che lungaggini, che scipitezze ! e nulladimeno in voi,che soflìcienza, quanta importanza ! Così