Al confine, turco 95 conciliabile con le nostre aspirazioni e con le nostre possibilità e varrebbe a darci in tutta la penisola un’immensa popolarità e ad aprirci la via all’unica conquista pratica che dobbiamo e possiamo tentare: quella dei mercati. Noi non abbiamo avido tale atteggiamento e abbiamo preferito mantenerci in un’antipatica situazione sibillina. .La pace che faremo con la Turchia ci toglierà ogni possibilità d’agire. Perchè non abbiamo agito fin che era tempo? Gli è che la guerra non ci ha ancora guariti di tutte le nostre malattie. La situazione ci ha colti in Oriente affatto impreparati, e debbo dire purtroppo che nè Cettigne, nè Sofia, nè Belgrado sono attualmente osservatorii da cui la politica italiana si possa fare sempre con passione e con genialità. Non alludo ai nostri rappresentanti, ma ai criterii informatori che si danno loro da Roma. Ah, i nostri diplomatici confrontati con i nostri soldati negli anni di grazia 1911 e 1912! È meglio non parlarne.... Così l’Italia che poteva avere in quest’anno (e non esprimo sogni di visionario, ma meditazioni realistiche basate sull’esperienza) una posizione di prim’ordine nella storia d’Europa, ha giuocato in modo meschino la sua carta oltre-Adriatico, perchè non ha avuto il coraggio di manifestare un programma che non sarebbe stato repugnante nè alle sue tradizioni nè ai