22 MONTENEGRO cl’un palazzo municipale, sul forte di San Nicolò a Sebenico, come sull’arsenale di Pola. La marea slava incombe su queste coste dalmate. Pare espressa materialmente dall’appe-santirsi dell’altipiano brullo sulla costa bassa; tutta una razza, lo si sente, è qui accanto e pare covi una preda. L’impero stesso si trova a disagio nel grande conflitto di razze : pare che esprima la sua politica incerta nei cartelli bilingui, trilingui che inondano ogni piazza, ogni ufficio ; negli impiegati slavi che parlano il tedesco in ufficio e un orrido dialetto veneto in città, credendo di parlare italiano. L’impero sente, quaggiù, di diventare una potenza slava per necessità. Ma se la via dell’espansione nei Balcani gli fosse chiusa dove troverebbe la vita e la salvezza? Spalato appare fin d’oggi la capitale marittima di questo strano regno illirico della realtà, così diverso dal regno romanzesco — ricordate ? — che Alfonso Daudet aveva imaginato nei suoi Rois en exil; bellissima e monumentale, ostenta la bandiera slava (non la bandiera austro-ungarica, notate bene, ma i colori russi !) sull’antico palazzo venezianescó dei Signori, e gli spalatini vanno al cinematografo per vedere le pellicole italiane che celebrano le avventure dei Cospoì Tontolinski, dei signori Tontolini! Amaro umorismo della realtà !