142 ALBANIA e abbiamo sperato. Ma non credo che vedremo scendere a Valona, per ora, i marinai d’Italia. Andiamo a conoscere meglio il suolo serbato alle speranze di domani, a educare con vigile amore quella che dovrà essere la volontà di domani. Poco dopo l’alba appare all’orizzonte l’iso-lotto di Saseno, che la tracotanza greca tiene occupato all’imbocco della baia di Valona. E quando le prime sponde del nuovo Stato cominciano a colorirsi sotto il sole, un senso strano mi prende. Per la prima volta navigo verso i confini di uno Stato che non esisteva fino ad ieri, verso le frontiere marine di un regno che la carta d’Europa non ha ancora segnato con i suoi colori. È forse il fantastico regno d’Uto-pia, verso cui vanno i filosofi ed i poeti? È la spiaggia d’uno di quegli Stati che i romanzieri fingono ad ogni ora, ed in cui noi ci imbattiamo per rendere romantica la realtà quotidiana della vita?... Sul pontile di Valona la bandiera rossa del Governo provvisorio d’Albania, fregiata di una grande aquila nera, è il primo segno vivo del nuovo Stato! Il primo, ed uno dei pochi segni di vita di questo governo giovane che vuole il bene del suo paese ma sa di non poterlo ottenere da solo, e che attende ogni dono — anche quello della vita — di là dal mare. Poiché (e lo si comprende appena sbarcati)