(¡2 MONTENEGRO sto perchè pare che un’iniziativa ferroviaria franco-russa sia per coronare l’opera degli italiani. Se gli italiani non entreranno in lizza, ancor una volta converrà chiederci quale programma preciso noi abbiamo, tentando da molti anni tante vie e lasciandole poi sistematicamente a metà. Nel Montenegro abbiamo fatto molto ; oserei dire che abbiamo fatto industrialmente tutto il poco che si poteva in questo paese, che non ha ancora a Cettigne una fabbrica. Non una fabbrica e poche botteghe ; le goldoniane botteghe del caffè, gli spacci dei tabacchi e gli emporii di costumi nazionali.... Bisogna vedere i nostri lavoratori all’opera per esaltarsi invece ancora una volta intorno alle virtù della nostra razza. Ho conosciuto molto bene a Cettigne il commendatore Lerco, direttore della Compagnia di Antivari, una vera potenza italiana nel piccolo Regno, e poche volte ho avuto dinanzi a me una più superba imagine di lavoratore modesto e tenace, chiuso nel pensiero del suo compito e pure così genialmente atto a scrutare le condizioni del Monte-negro moderno. Quest’uomo, che ha viaggiato per diecine e diecine d’anni dalla Lapponia alla Persia^ dall’Islanda al Marocco, dall’Himalaja al Canada, dalla Mesopotamia agli Stati Uniti, non ha esitato a rinchiudersi da sette anni nel Montenegro, che conosce ormai palmo a palmo.