L’ombra del Tarabosch 193 Il montenegrino irrigidito nel suo atteggiamento di sentinella verso il cielo si scuote, guarda curiosamente quest’altro essere vivo che è venuto a turbare i sacri silenzii della morte sul Calvario, e mi addita pochi metri più sotto una breve zona in cui il reticolato è contorto, spezzato in più punti, devastato come una breccia. A non più di cinquanta metri dalla vetta del Gran Tarabosch giunse col battaglione della Morte il maggiore Plamenatz, vide la vittoria vicina come si può vedere per là rapidità di un baleno, e cadde qui con tutti i suoi. Lo hanno sepolto qui con i suoi prodi. Più alto non si poteva salire. * Ma, pochi metri discoste, stanno ancora le salme insepolte dei basci-buzuk ottomani che caddero in quelle estreme difese. Caddero trattenendo il nemico, ma nessuno osò dar loro sepoltura poiché dar loro pace voleva dire rinnovare ancora una volta il gioco mortale. E quando anche sul Tarabosch venne la pace con la resa della città ai montenegrini, i vincitori si ricordarono dei loro morti per seppellirli, ma lasciarono questi altri ad ammonire i nuovi padroni e ad ammorbar l’aria della montagna fatale. Castellini. I popoli balcanici, ' 13