102 SERBIA sua maggioranza non era quella maggioranza trionfale, quella coorte di seguaci che sola gli si addiceva. Ha atteso un momento di esplosione patriottica, uno di quei rari momenti in cui si delinea una unanimità nazionale, per risalire al potere come gli si conveniva: da dittatore, con una maggioranza improvvisamente affermatasi sul principio nazionalista. Sape* vamo tutti da parecchi giorni che doveva accadere così. Il presidente del consiglio'Trif-govich era all’estero, aspettava con docilità (senza il minimo tentativo di opposizione) che il destino si compisse. Molti ministri, che nel gabinetto di ieri avevano avuto un portafoglio per ragioni tecniche ed erano stati per così dire « promossi » dal Segretariato generale al seggio ministeriale, hanno ripreso pacificamente il loro posto di funzionarii. Alcuni non hanno dovuto neppure mutar sala nell’edificio ministeriale, poiché salendo al potere non si erano mossi dal loro ufficio, presaghi di una prossima caduta. In Serbia i mutamenti di' governo si fanno così. Pasic è veramente il dittatore, più di quanto lo sia in Italia l’onorevole Giolitti. In primo luogo poiché il Pasic reggeva virtualmente il governo anche quando ne era lontano: al Ministero degli Esteri e alla Legazione di Russia (il secondo ministero degli esteri di ogni paese balcanico) non si vedeva che lui.