32 MONTENEGRO ditano la via del fortino che guarda il confine : siamo a pochi chilometri dalla frontiera turca; le sponde turche del lago di Scutari sono visibilissime. Ma a Scutari turca è impossibile andare, anche mutando nazionalità ; il servizio di navigazione sul lago è sospeso. Un vecchio riservista montenegrino mi do- ' manda «se si può sperare nella guerra». Gli dico quello che so. Il montenegrino mi mostra la via della montagna, le frontiere turche, ed esclama : « Se il nostro Re lo comanda, in ventiquattr’ore siamo a Scutari, in ventiquat-tr’ore ! L’offensiva si deve prendere di qui : cacciare i turchi dal lago e da Scutari, tagliare loro la via da Scutari al mare. E se vogliamo, possiamo. Le montagne sono piene di soldati ; avete visto passare i cannoni? Abbiamo portato su anche i pezzi d’assedio trainati da dodici muli ; sono cannoni italiani, comprati o regalati, non so » aggiunge ingenuamente il montenegrino. E continua, con soddisfazione: «Ieri è venuto all’accampamento anche il principe Pietro. Se la guerra scoppia, i primi che vedremo sul campo saranno il Re, il principe Danilo, il principe Pietro. Un altro deve rimanere nella capitale, per la reggenza. Ma voi credete che ci batteremo, questa volta?» Sul battello che, a traverso il lago ed il fiume, ci conduce a Rjeka, i discorsi non sono dissimili; tre capitani e un tenente sono chiamati a Cettigne per istruzioni ;