&Ò8 ALBANIA deve andare a Dnrazzo a trattare con un partigiano; che vede alla testa delle sue uniche energiche manifestazioni guerresche i preti cattolici delle tribù settentrionali ; che conta i suoi più validi sostenitori — forse i suoi soli cittadini alfabeti e coscienti — negli albanesi che popolano l’Italia da secoli o negli altri pochi che l’Italia ed altri Stati hanno educato a Scu-tari e in alcuni centri della regione. Ma l’umorismo, ripeto, sarebbe facile e feroce. A me basta che appaia qui come un indizio dell’asserzione che mi preme di mantenere come asserzione capitale. L’Albania, la Ski petaría che risorge è — fisiologicamente — il paese dell’equivoco, e — attualmente — il regno del provvisorio. Non si è voluto che Italia e Austria vi si dividessero il compito, e sia. Fatalmente Italia ed Austria vi si divideranno l’influenza e troveranno qui, fra pochi anni, il loro Schleswig-Hol-stein, il muro contro cui daranno di cozzo. Si è voluta l’occupazione internazionale. Ma finora questa è una parola : a Scutari i mille marinai non possono compiere letteralmente nulla fuorché la pulizia e la polizia della città. Come si organizzerà tidto il regno ? Quando si allargherà l’occupazione, e con quali truppe ? L’organizzazione internazionale della gendarmeria a Creta e in Macedonia, che pare si voglia ripetere qui, ha fruttato.... Creta e la Ma-