INTRODUZIONE 11 1’85, tentare la sorte delle armi con pari ardore ed aver la fortuna seconda, anche oltre il merito, per un singolare destino che impone ai due popoli deboli questo felice noviziato nella nuova storia. È una mirabile concordia ideale che nobilita lo sforzo; e fa delle divine montagne d’Atene, rimetto e il Pentelico gloriosi da miH’anni, e della scabra rupe del Lovcen nella Montagna Nera, una sola cima che si varca con un unico battito d’ala.... Ma di fronte a questa mirabile concordia sta lo spettacolo triste dell’ora in cui scrivo. Il lettore osserverà come l’umorismo — che nei paesi balcanici nasce, invincibilmente determinato da certa loro tracotanza di villanelli inurbati — taccia quasi sempre represso nelle pagine in cui si sente prossimo l’avvento della guerra; ma lo vedrà dilagare più spesso nelle ultime, dove è presentita la lotta degli epigoni. La tracotanza dei montenegrini resi aspri dal sacrificio; l’ebrietà vana dei greci, premiati da una fortuna che bagnarono di troppo scarso sangue; la stessa remissività prona degli albanesi, ecco il rovescio della medaglia al valore, che sembra trasformare gli eroi in altrettanti Proci attardatisi intorno a Penelope.