86 BOLO ARIA e di verde ; i bulgari discutevano della guerra, eccitandosi quanto più ci avvicinavamo al confine turco. Dopo Sofia la prima Bulgaria è oltrepassata ; si entra nella così detta Bumelia Orientale, nell’antico vìlcujet di Filippopoli, cioè nella seconda Bulgaria. La terza Bulgaria aspetta di là dal confine. A un tratto, a rendere più animato il dibattito politicò, sono saliti in treno da una sta-zioncina perduta nella campagna dei rinforzi. Voglio dire altri oratori. Erano delle oratrici : una signora e due signorine amiche sue, belle, eleganti e molto vivaci. Finalmente, dopo parecchi giorni di permanenza in Bulgaria, ho potuto constatare da vicino che il famoso «fascino slavo» non è un mito fantastico della pochade francese. Le tre giovani donne bulgare erano feministe (Dio sia loro pietoso), ma senza violenze e senza asprezze. Il feminismo era il passaporto che copriva la loro grande combattività, la vidimazione della grazia trasformata in energia politica. Un bulgaro ha voluto fare un complimento anche a me (per le donne italiane, s’intende) e mi ha detto alludendo alle tre interlocutrici : « Sembrano latine, non è vero? Piene di disinvoltura italiana....» Non mi è occorso grande sforzo per convincerlo che le bulgare non avevano bisogno di essere latine per apparir disinvolte e graziose. Lo erano spontaneamente.