La guerra potuto — di colpo — mutar progetto e mandare all’aria quanto era stabilito. Perciò se al 18 di ottobre noi firmammo la pace di Losanna, proprio nello stesso giorno della dichiarazione di guerra dell’ultimo Stato balcanico, non si può accusare l’Italia d’impreveggenza, o tanto meno di colpa. È certo che i popoli balcanici si erano giovali del nostro stato di guerra per farsi addosso più baldanzosamente alla Turchia, ma questo per uno spontaneo fenomeno di mimetismo e di suggestione generatosi fra loro. Noi non tradivamo alcuna causa. Avevamo solo, di fronte a noi stessi, un esame del passalo da rifare, il più grave: se l’Italia avesse pensato a fomentare fin da qualche mese innanzi l’accordo formatosi poi spontaneamente, quale gigantesco compito le sarebbe stato serbato! L’Italia non giuoca in ogni modo la carta che nell’ora estrema avrebbe potuto tentare e dalla sua posizione di nemica della Turchia — posizione transitoria e particolare — ritorna a quella di Grande Potenza interessata nella liquidazione della Turchia. Il suo atteggiamento perciò muta visuale, ma non scema d’importanza : dalla parte di protagonista in armi si è ritratta — mentre l’Austria è stata battuta nel suo tentativo di protagonista diplomatica — e rientra accanto all’Austria nella posizione di attenta osservatrice del conflitto.