La commedia della diplomazìa 4', resa insostenibile la posizione dei montenegrini presso il confine, sarebbe stata la guerra. A Celtigne, per una notte, vi abbiamo creduto. Nelle parole di Martinovic, dette con forza soldatesca eppure improntate al nervosismo naturale dell’uomo che ha preso un partilo di grande responsabilità, non c’erano sottintesi. Tutto era chiaro nella sua esposizione, persino la classica frase finale con cui s’invoca a ragione di guerra l’incapacità del vicino a mantenere l’ordine presso i confini. La calma ha potuto avere il sopravvento per qualche giorno ancora: ma è una calma fallace, poiché conosciamo ormai i sintomi precursori di uno stalo d’animo bellicoso. Il valore di queste dichiarazioni resta immutato. Il Montenegro si prepara agli avvenimenti con questa disposizione. d’animo: risoluto a vincere in un modo o nell’altro. Dirò più innanzi quale mi appaia in questi giorni la fisionomia di questa strana piccola capitale che pare un gingillo, ed è un gingillo pericoloso. Per ora la vita del paese ed il suo avvenire oscillano fra questi due poli: la guerra e la diplomazia. Forse la diplomazia perderà. Il Montenegro — possiamo scrivere la semplice frase non perchè sia retoricamente bella, ma perchè è vera — il Montenegro vuole la guerra, e l’Europa vuole la pace.