140 ALBANIA canto ai nostri agili tipi Carabiniere, c’era un cacciatorpediniere britannico frammisto alle cintine siluranti dei Dardanelli. E sulla banchina, a vigilare le piccole navi, soldati e marinai ancora in fraterna attitudine come ai bei giorni di Tripoli; e ancorati lì accanto i trasporti che vedemmo anche allora.....Sul Valparaiso è un affaccendarsi di uomini che caricano assi e rivestimenti metallici per i baraccamenti delle truppe di sbarco. La Ferruccio vigila all’imboccatura del porto, come un suggello d’acciaio posto su questa bocca aperta verso il mare Adriatico. E in città le dodici compagnie pronte parlano della «spedizione» come se non fosse giunta la notizia cli’è, per ora, sospesa. «Si va?» chiedono gli ufficiali. «Sono partite stamane le compagnie di sbarco per Scutari; dopo la marina a Scutari, noi a Yalona. » Guardo chi parla cosi: è un ufficiale decorato della medaglia d’Africa, della medaglia di Cina, di quella di Libia. Temo forte che non aggiungerà fra breve una nuova fascetta all’insegna delle decorazioni. Pure, il reggimento misto agli ordini del colonnello principe di Gonzaga (che fu capo di stato maggiore del Cadorna, designato all’impresa di Albania) attende, disseminato nelle scuole, nel teatro, negli stabilimenli vinicoli: sono dodici compagnie di 162 uomini ciascuna venute da dodici città diverse d’Italia, insieme con quattro batterie e con uno