4« MONTRNEGRO Ma il Montenegro non è arbitro del suo destino, poiché vorrebbe — almeno fino ad un certo punto — agire secondo la volontà d’Europa; ha seguito questa volontà fino ad oggi; e ne ha tratto parecchi beneficii. Vorrebbe non perderli. Quando un vento di guerra passò sulla popolazione nel 1908, per l’annessione dell’ Erzegovina all’Austria, il popolo voleva la guerra, ma non la voleva il governo, il quale capiva di aver a che fare con una potenza formidabilmente armata, e sapeva inoltre come non una goccia di sangue sparso potesse giustificare il conflitto. Oggi la guerra è nei voti anche del governo (Martinovic ha parlato chiaro) poiché il governo sa perfettamente, in primo luogo che la Turchia è facilmente attaccabile al confine, sopra tutto in questo momento; e in secondo luogo che troppo sangue è stato sparso per esser certi di evitare il conflitto in modo definitivo. Ma il governo, si capisce, cerca ogni mezzo per alleggerire la propria responsabilità di fronte all’Europa. Il lavoro del telegrafo nella minuscola capitale è in questi giorni enorme. Nè soltanto del telegrafo. Otto giorni dopo i primi conflitti è giunta dall’Italia una persona che non aveva nessun incarico ufficiale, ma che portava l’espressione del pensiero d’un augusto personaggio a chi regge le sorti del regno mon-