L’ombra del Taratoseli 185 nebbiosa, circonfuso in altre di sole, mi attraeva come il dio velato della difesa di Scutari. E — per una parola detta ai suoi fieri ufficiali dal comandante Peanovic, che ha sostituito il generale Becir nella residenza temporanea di Scutari — non ci fu più recata molestia. Dal ponte della Bojana alla vetta del Tarabosch non trovai un uomo in armi. Nel pomeriggio ardente l’imagine mi si parò subito dinanzi di un altro monte del sacrificio, il Calvario. Certo nelle mie brevi memorie di guerra non ho ricordi tragici che stiano accanto a questo pellegrinaggio compiuto in un giorno di pace sulla montagna del Tarabosch. Che cosa mi dava l’imagine continua della guerra? Era il desolato abbandono della montagna, simile a quello di alcune zone pericolose che nei giorni di fuoco si attraversan correndo per passai^ da una trincea all’altra? Era il crepitìo dei colpi di fucile tirati dai montenegrini lontani ed invisibili, ogni tanto, per provar l’arma a gara con un compagno o per allontanare dal bottino qualche predone albanese? Non so. La montagna era nuda e senza abitatori come un deserto in ascesa e sotto la torrida luce solare m’inoltravo nei valloncelli che la attraversano, ne superavo a poco a poco le prime alture.... Volgendomi ad ogni passo, Scutari appariva ancora vicina, simile ad un grande albero frondoso abbattuto sul terreno, che