72 BULGARIA va, chiusa fra i suoi boulevcirds alberati e le sue chiese dalle cupole dorate, fra i ministeri e le legazioni, raccolta intorno al Konak moderno ed elegante che si erge al centro della città in una piazza piena di sole. Il palazzo reale guarda giù giù fino al ponte dei Leoni, dal quale entra in Sofia chi venga dalla via ferrata; o fino al ponte delle Aquile onde Sofia si schiude verso la campagna e verso il verde perenne, a traverso i viali del parco di Boris. La folla gaiamente estiva ed elegantissima negli acconciamenti moderni, sciama a traverso i viali, e sale verso la città; passa nella piazza della Libertà accanto al Parlamento, all’ombra del monumento elevato allo Zar liberatore, opera insigne dello Zocchi; volge lo sguardo verso la nuova cattedrale ormai pressoché compiuta; si chiede che cosa si trami nel palazzetto del Ministero degli Esteri; dà un’occhiata alla palazzina della Legazione d’Italia pensando a un paese che è in guerra col suo stesso nemico, la Turchia; si stende a fiumana passando davanti al loggiato del Circolo degli ufficiali, donde — a due passi dal Palazzo reale — metà Sofia guarda l’altra metà che sfila. È inutile dire che, delle due metà, il sesso maschile è in prevalenza sotto le colonne del casino militare, mentre il sesso femminile tempesta di colori vivi la strada, rinnovandosi come una corrente multicolore.