Vigilie serbe
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  Inoltriamoci per le vie della capitale, dalla piazza ove sorge il monumento classico del principe Michele al crocicchio dove il Circolo degli Ufficiali chiude la passeggiata elegante; dal giardinetto che s’apre nel vecchio castello (le erme degli uomini illustri si specchiano in una vasca silente), fino alla grande mole del nuovo albergo di Russia. Belgrado in breve ora non avrà più misteri per noi. Ogni aspetto turchesco è scomparso nella città ormai libera da un secolo, ma in compenso una strana contaminazione di elementi slavi e d’influenze magiare e tedesche la rendono meno caratteristica delle altre capitali balcaniche. Gli ufficiali e i soldati, numerosissimi anche cpii, vestono uniformi alla francese con colori vistosi. Pare che tutto l’ardore della nazione sia espresso in questi combattenti di domani.
  Belgrado è tutta piena di contrasti: la via principale è grandiosa; i trams che la solcano pare debbano inciampare ad ogni momento nel terreno sconnesso. La musica militare suona l’inevitabile Danza degli apaches sul palco in legno di un caffè dove la borghesia della capitale passa le ore della sera, mentre i popolani si affollano in un cinematografo vasto come un mercato, allogato in una sorta di vasta fattoria. Ma una caricatura grossolana esposta davanti alla redazione d’un giornale patriottico, Piemonte (così detto per augurare alla