X. Da Brindisi in armi a Valona in attesa. Valona, maggio 1913. Ieri notte abbiamo lasciato il porto di Brindisi illuminato da mille piccole luci fisse, pensando a un’altra partenza di due anni or sono, da un altro porto in armi simile a questo: da Siracusa, ch’era divenuta il ponte del gran passaggio italiano verso la Libia. Brindisi in armi riproduceva dopo due anni l’imagine esatta di quell’altro lembo d’Italia proteso verso una nuova sponda. Avevamo girato per tutto il giorno a traverso i depositi di carbone ammassali sulle banchine, gigantesche trincee nereggianti sullo sfondo del mare, e a un tratto — a uno svolto del molo — c’era apparsa, candida vicino al nereggiar del carbone, la mole della nave-ospedale, della Regina d'Italia. Ma l’ancoraggio delle torpediniere a settentrione brulicava di siluranti allineate all’ombra della Yettor Pisani: c’erano due de-stroyers francesi, il Mamelack e l’Hussard ac-