V.
  La grande ora della Bulgaria.
                                        Sofia, agosto 1912.
  Al confine serbo-bulgaro di Tsaribrod varii indizii ci avvertono del passaggio di frontiera: un orologio bifronte segna sotto la medesima tettoia due ore diverse, a seconda del fuso ¡orario verso il quale è rivolto. Entrando nell’Europa orientale facciamo il prezioso guadagno di sessanta minuti: la sensazione è piacevolissima, opposta a quella che provavo mesi sono a Tunisi, lasciando il fuso dell’Europa centrale per quello dell’Europa occidentale.
  Altri indizii meno astronomici ma più pratici confermano che siamo in una nuova regione dopo aver corso per due giorni attraverso gli Stati austriaci, ungheresi e serbi. La lingua francese riprende il sopravvento sulla tedesca come lingua d'uso per noi che balbettiamo a mala pena due o tre parole slave e guardiamo la maggior parte delle scritte locali col terrore con cui si contemplano i ge-